Volkswagen Golf GTE: prova del plug-in da 245 CV

Non solo elettriche: Volkswagen punta anche sul plug-in con un’icona come Golf, che nella variante GTE con i suoi 245 CV promette emozioni e numeri da GTI. Sarà così?

Gli esterni

La variante GTE dell’ottava generazione di Volkswagen Golf la incattivisce molto. Non ha l’assetto ribassato di un centimetro e mezzo di GTI e GTD, ma ci pensano la sua grande “bocca”, e i fari accigliati con la stripe blu ed il badge GTE. La fanaleria IQ.Light è Matrix, potente e decisamente scenografica. Le dimensioni non variano: 4,28 m di lunghezza, 1,78 di larghezza ed 1,45 m di altezza, con un passo di 2,63 m. Nella vista laterale, oltre che per le appendici aerodinamiche, questa versione si differenzia per i vetri oscurati e, nella nostra configurazione, i cerchi Bakersfield da 18” con finitura diamantata e pinze rosse, un bel contrasto con la vernice Argento Riflesso metallizzato. La base per i cerchi è di 17”. Nonostante lo splitter specifico, dietro perde molto in aggressività rispetto all’anteriore, ne guadagna in sobrietà: chi abbiamo lasciato dietro al semaforo, più volte, ha pensato fosse una normale Golf. Il baule ha una capacità di 273 litri, ne perde un centinaio rispetto alle altre versioni visto il pacco batterie che occupa il doppio fondo; cresce a 1.129 abbattendo il divanetto posteriore in schema 60:40. Nel video su Youtube tutte le sue dimensioni, centimetro per centimetro.

Gli interni

Togliamoci subito il “dente avvelenato”, qualcosa che non abbiamo particolarmente amato né su Golf, Variant o GTE, né su Cupra Formentor: i controlli unicamente touch per radio e clima. Non tanto per la mancanza di illuminazione quanto per le tante volte in cui volendo cambiare schermata sull’infotainment, ci cliccavamo per sbaglio aprendo le funzionalità di un clima automatico tri-zona che funziona molto bene, se non fosse per questo problema di accessibilità unicamente a sfioramento. Il volante è bellissimo: fondo piatto, impugnatura traforata in pelle e pulsanti force touch a cui ci siamo abituati subito, peccato per polvere e impronte sul nero lucido. Forse l’avremmo preferito leggermente più piccolo nel suo diametro, soprattutto in fase di guida tra i tornanti. Sedili anteriori e posteriori sono rivestiti in tessuto grigio con la parte centrale scozzese a dettagli blu, ricorda molto la GTI, e fianchetti in Alcantara. Chi siede davanti ha un’impostazione di guida sportiva con poggiatesta integrato e la configurabilità al millimetro di volante, sedile e poggia-braccio. Lo spazio e la visibilità in marcia e in manovra non cambiano rispetto ad una classica Golf: è un’auto equilibrata e comoda per quattro occupanti. Il divanetto posteriore vanta un ingresso facile grazie al filo tra sedili e bocca d’accesso, e anche qui, come per la parte anteriore, le tasche nei pannelli porta sono rivestite in moquette. Brava Volkswagen! In marcia infine ci sono pochi rumori: buona l’insonorizzazione, giusti gli assemblaggi e ben studiati i materiali soft touch dell’abitacolo.

La sua tecnologia

La tecnologia dell’ibrido solitamente viene accompagnata da quella dedicata a comfort e sicurezza di guida, e su questa Golf i tecnici di Volkswagen non si sono trattenuti, sia in dosaggio che in qualità. Due display da 10,25”: una strumentazione ben leggibile e personalizzabile dietro il volante, un infotainment fluido e intuitivo nelle sue schermate. Da qui oltre che clima e radio si possono controllare la connettività con Android Auto ed Apple Car Play wireless, la navigazione, i parametri di ricarica ma anche gli ADAS, che qui abbondano: frenata d’emergenza, travel assist con cruise control adattivo e stop&go, riconoscimento dell’angolo cieco, mantenitore di corsia, lettura della segnaletica stradale e rilevamento di stanchezza del conducente. E se invece di voi stessi con un bel caffè, o della Golf con una colonnina, avete bisogno di ricaricare le batterie del telefono, ci sono 4 prese USB-C e la piattaforma ad induzione, vi basteranno? Un sistema di sicurezza molto utile in fase di parcheggio, vista la mancanza della retrocamera, è il rear traffic alert che ci avvisa del sopraggiungere, nel posteriore, di vetture e ciclisti.

Parliamo di numeri

Golf GTE monta un 1.4 turbo benzina TSI da 150 CV abbinato ad un elettrico da 80 kW, 110 CV, montato sul DSG a 6 rapporti: potenza complessiva 245 succosissimi cavalli. Il motore elettrico è alimentato da un pacco batterie agli ioni di litio da 13 kWh nominali e 10 effettivi, che permettono di percorrere una distanza realistica di 60 km – l’abbiamo provata e ci siamo riusciti – con una velocità massima di 130 km l’ora. I tempi di ricarica sono di circa 3 ore e mezza in corrente alternata a 3,6 kW, con una spesa intorno ai €7,50 con tariffa a consumo basic di EnelX, e di 5 ore con la presa domestica da 2,3 kW. A proposito di consumi, la casa dichiara un combinato di 1,2 litri su 100 km, con dati da noi registrati nel misto di 5,6 litri di benzina e 3,4 kWh di elettricità su 100 km percorsi. Dati del genere si accompagnano ad emissioni dichiarate di 26-28 grammi di cO2/km: a Milano ad esempio è possibile entrare in Area C. Un’auto molto efficiente, quindi, a patto che percorriate i vostri km con le batterie sempre cariche. Così la guida la si può affrontare in E-Mode o in ibrido, mai solo a benzina: in base alle richieste del nostro piede, del livello di carica delle batterie ma anche di curve e pendenze del nostro percorso rilevate dal GPS, il sistema agisce da solo facendo lavorare alternativamente motore termico o elettrico. L’efficienza passa anche per la frenata rigenerativa, che agisce su 3 livelli di potenza ed in quello superiore vanifica i consigli Eco: l’auto infatti riconosce incroci e rotonde, consigliandoci di alzare il piede dal gas, ma con la frenata rigenerativa a massima potenza ci fermiamo sin troppo indietro. L’impianto frenante in generale è sempre pronto e mai incerto, con una corsa del pedale che abbiamo trovato progressiva e che nasconde bene la fase iniziale di rigenerazione.

Un look così cattivo dona alte aspettative sul divertimento a bordo della GTE. Aspettative per nulla tradite. 0-100 in 6,7 secondi e 225 km orari di punta: in accelerazione è più lenta della GTI, ma toglie sicuramente più il fiato di lei grazie al motore elettrico che offre un bel boost e permette di sprigionare tutti i suoi 400 nm di coppia. Abbiamo lasciato tante belle virgole nere sull’asfalto ai semafori. Una coppia che sui fondi più umidi è forse troppa per le sole ruote anteriori, per fortuna i controlli entrano subito e lavorano bene. L’erogazione è fluida e priva di scompensi, ancora una volta grazie al sistema ibrido. L’inserimento in curva è da parco divertimenti: non ha nulla da invidiare alla GTI. Sarà per il grande bilanciamento dato dall’avere motore anteriore e pacco batterie bello pesante in basso sotto il baule. Sarà per il DCC, Dinamic Chassis Control, il controllo elettronico dell’assetto su 15 livelli, da confortevole a sportivo. O forse sarà per l’XDS+, il differenziale elettronico che aiuta molto ad affrontare le curve col coltello fra i denti senza la paura di abbracciare affettuosamente i guard rail. Insomma, non si ha mai la sensazione di guidare un’auto pesante, nonostante sia una plug-in. Quattro le modalità di guida: Eco, Comfort, Individual e Sport: qui l’acceleratore si fa più pronto a parità di pressione, e il volante aumenta di carico e diventa adorabile. Si entra in Sport anche direttamente dal pulsante del cambio shift-by-wire: il DSG diventa fulmineo e mostra tutta l’intelligenza che lo ha reso famoso. Occhio però, è pur sempre un’auto civile, quindi sebbene porti l’onere e l’onore del divertimento delle due lettere, GT, non è un kart ma anzi assorbe bene le asperità e non ci fa mai rimbalzare, neanche sui binari del tram. Un’auto efficiente e divertente, questa Golf, che come tutte le plug-in hybrid ha un prezzo maggiore rispetto alle sorelle a motore unicamente termico: lei parte da €47.000.