La storia della Fiat 131 Abarth

La Fiat 131 Abarth Rally fu molto più di una Fiat 131 elaborata dallo Scorpione, costruita tra il 1976 e il 1978 in 400 esemplari. Nella sua lunga carriera del Mondiale Rally è riuscita a conquistare tre mondiali costruttori, una Coppa FIA Piloti ed un mondiale piloti, tutti tra il ’76 e l’82.

Il progetto

Da anni gli ingegneri Abarth erano diventati il reparto corse interno di FIAT, e fu a loro affidato il compito di sviluppare una nuova arma per le competizioni: nel 1975 apparve la prima elaborazione, basata sulla Fiat 131 a due porte. Il prototipo 031, a parte le linee della carrozzeria, aveva poco a che vedere con la 131 di serie: motore 3.2 V6 della 130 con cubatura aumentata a 3.481 cm³ e alimentato da tre carburatori Weber; potenza arrivata a 270 CV a 6.800 giri/min, che consentiva alla 031 di sfiorare i 260 km/h, e un cambio ZF cinque marce transaxle. Il design venne curato dal Centro Stile Bertone e nelle mani di Giorgio Pianta questo prototipo vinse il Giro d’Italia 1975. L’esperienza maturata con il prototipo 031 sarà fondamentale per lo sviluppo della futura 131 Abarth Rally.

La nascita

Con un ricco bagaglio di esperienze nutrite negli anni precedenti, gli ingegneri Abarth si misero al lavoro sulla 131 berlina. Per prima cosa fu alleggerita la scocca, decisamente più pesante delle concorrenti, grazie all’utilizzo di resina sintetica per porte, cofani e parafanghi; furono poi aggiunti passaruota maggiorati per ospitare gli pneumatici Pirelli P7 195/40 VR15, e grandi spoiler per garantire la necessaria deportanza; il raffreddamento degli organi meccanici fu invece affidato a grandi prese d’aria sul cofano e sulle fiancate. Tutto ciò che restava di simile alla vettura di serie, dopo queste modifiche, fu il passo della vettura, accompagnato da larghezza maggiore e altezza ridotta. Il motore scelto fu un inedito 4 cilindri in linea con punti di contatto con quelli montati su Fiat 132 e Lancia Beta, sfruttando solo parzialmente la precedente esperienza con la 124 Abarth Rally. Inedita fu anche l’architettura della testata in lega leggera che, insieme alla classica distribuzione a due alberi in testa presenta, per la prima volta su una Fiat di serie, quattro valvole per cilindro. L’alimentazione fu affidata a un carburatore doppio corpo Weber, mentre per il cambio la scelta cadde su un 5 marce ad innesti frontali, con cambiate rapide e precise, tre rapporti al cambio e otto rapporti al ponte. Particolare anche lo schema delle sospensioni, ricalcando quelle della 131 standard all’anteriore e della X1/9 al posteriore.

La carriera

La genesi della 131 Abarth Rally doveva servire da base per un’elaborazione destinata all’uso agonistico, con i 400 esemplari stradali necessari per l’omologazione nel Gruppo 4. Le modifiche a cui fu sottoposta la versione stradale furono piuttosto consistenti e la trasformarono in una macchina molto diversa da quella in vendita nei concessionari. A soli otto mesi dall’inizio della progettazione, esordì una vettura sperimentale con il 1,8 16V della 124 Spider con una potenza di poco superiore ai 200 CV e diverse modifiche telaistiche. Tuttavia la versione definitiva della Abarth Rally Corsa, potendo contare sulla base della versione stradale ormai completata, adotta il 2.0 della 131 Abarth “Stradale” ma con un impianto di iniezione indiretta Kugelfischer in luogo del carburatore Weber. Ulteriori modifiche comportarono l’adozione di un differenziale autobloccante e di diverse modifiche alle sospensioni. Il risultato finale fu una vettura capace di erogare potenze superiori ai 215 CV nella prima versione del 1975 ma che arriveranno a superare i 230 CV negli anni successivi. La prima apparizione della 131 Abarth Rally Corsa avvenne nel ’75 in due gare del Campionato Italiano Rally: il Rally 100.000 Trabucchi e il Rally delle Valli Piacentine dove vinse dopo aver dominato la gara. L’anno successivo rappresentò l’esordio nel panorama internazionale e la 131 non fallì, conquistando una doppietta al Rally dell’Isola d’Elba con gli equipaggi Alen-Kivimaki e Bacchelli-Rossetti. Alen e Kivimaki faranno poi il bis al Rally dei 1000 Laghi valido per il mondiale. Il 1977 fu l’anno della consacrazione nel Mondiale: memorabile il Rally di Corsica dove cinque 131 figurarono nei primi otto posti della classifica finale e il mondiale costruttori fu praticamente in tasca anche grazie alle 5 vittorie stagionali. Notevoli anche le affermazioni nei circuiti italiano ed europeo dove la 131 conquistò innumerevoli piazzamenti e vittorie. La vettura si ripeterà poi anche nel Mondiale ’78, inscenando una lotta senza quartiere con le Ford Escort RS che dovettero però cedere dinanzi alla supremazia della Fiat che conquista ben 5 vittorie oltre alla Coppa FIA Piloti del duo Alen-Kivimaki a fine stagione; il 1978 è anche l’anno del titolo italiano conquistato da Vudafieri-Mannini. Il ’79 fu un anno di transizione: dopo aver ridotto il budget della squadra corse, Fiat decise di partecipare ufficialmente a soli tre appuntamenti del Mondiale, uno dei quali vedrà la 131 ancora vittoriosa con i soliti Alen-Kivimaki. Il 1980 è invece l’anno di Walter Röhrl, che regalerà alla 131 la sua prima ed unica vittoria a Monte Carlo, dove salirà sul podio anche l’equipaggio svedese Waldegård-Thorszelius, e alla fine della stagione avrà conquistato altre quattro vittorie e due secondi posti che gli permetteranno di vincere il Campionato Piloti, istituito per la prima volta nel 1979, dando alla Fiat il suo terzo titolo costruttori. Nelle stagioni ’81-’82 il declino. Appagata dai trionfi degli anni precedenti e a causa dell’età del progetto 131, la Fiat decise di ritirarsi dalle corse e consacrare ai rally unicamente il marchio Lancia, che stava preparando con Abarth la degna sostituta internazionale della 131. Ma l’auto, grazie alle scuderie private, riuscì comunque a conquistare ancora una vittoria al Rally del Portogallo, diversi piazzamenti nel 1981 e un settimo posto all’Acropolis Rally del 1982.