Abarth: la storia del brand dello Scorpione

Inauguriamo una nuova serie di video, sul nostro canale Youtube: Matching Numbers. Un nome evocativo per un viaggio nella storia, alla scoperta dei marchi automobilistici più celebri e dei segreti dietro le loro creazioni più iconiche.

La carriera sulle due ruote

Karl Albert Abarth era stato da giovane un pilota motociclistico di Vienna, che mostrò da subito le sue abilità in gara, suscitando in molti avversari e compagni il dubbio circa l’originalità dei suoi mezzi. Nel 1930 in una gara a Linz, in Austria, ebbe un incidente che gli portò una menomazione al ginocchio, e nonostante la riabilitazione non fu mai più autorizzato dalle commissioni medico-sportive a tornare in gara sulle due ruote. Fu così che passò ai sidecar, sui quali riuscì a far fugare ogni dubbio sulle sue capacità, riuscendo a battere nel ’32 il celebre treno Orient-Express sui 1370 km da Ostend, in Belgio, a Vienna.

Da Cisitalia allo Scorpione

Costretto a trasferirsi dalla Slovenia all’Italia durante la seconda guerra mondiale, Abarth e un certo Ferry Porsche, figlio di Ferdinand, iniziarono una collaborazione lavorativa in Cisitalia, dove il primo ricopriva il ruolo di responsabile organizzativo di gara. Quando, nel 1949, l’azienda entrò in amministrazione controllata, Carlo Abarth ormai naturalizzato italiano si vedette ricevere in liquidazione alcune vetture e componenti sportivi, ed ebbe un’intuizione. Il 31 Marzo dello stesso anno decise così di fondare la Abarth & C., insieme al pilota Guido Scagliarini, con sede a Torino e il suo segno zodiacale come simbolo: lo scorpione. All’inizio sviluppò parallelamente l’elaborazione di auto stradali e la carriera sportiva di una piccola ma preparata scuderia, che debuttando con una 204 A Roadster derivata dalla Fiat 1100, vinse i campionati italiani 1100 Sport e Formula 2. Il marchio però è conosciuto principalmente per il primo dei due settori, quello delle elaborazioni. Inizialmente partì con il cambio della Fiat Topolino, poi con l’impianto di scarico che la rendeva leggermente più potente e aggressiva.

Il successo

Il vero boom, come quello economico degli anni seguenti, avvenne con il lancio della Fiat 600. Nel 1955 nacque questo piccolo miracolo economico made in Italy, una citycar da 600 cc che portò al popolo dello Stivale la libertà esattamente come fece la Model T di Ford negli Stati Uniti quasi 50 anni prima. Un’auto così popolare fece scoccare la scintilla nella mente di Abarth, che portò la 600 a 750 cc, la rinominò 750 GT e le diede un’apposita “cassetta di trasformazione Abarth” con le celebri Marmitte omonime: la fodera in lana di vetro rendeva ogni piccola Fiat Abarth inconfondibile anche a km di distanza. Dal 1957, con la nascita del mitico Cinquino, la fama di Carlo Abarth continuò a crescere, portandolo nel corso degli anni ’60 a sviluppare kit di elaborazione per le piccole italiane, ma anche a realizzare vetture da corsa marchiate Porsche e Simca.

Dall’era Fiat a oggi

Nel 1971 l’azienda fu rilevata da Fiat, che per fortuna continuò a produrre auto piccole e maneggevoli ma cattive allo stesso tempo. Fu proprio durante l’era Fiat che nacquero vetture passate alla storia delle competizioni, come l’Autobianchi A112, la 124 Rally, la Lancia 037, la Fiat 131 e la Ritmo 130 TC. Ma queste sono altre storie, che avremo sicuramente modo di raccontare nelle settimane a venire. Dopo una sorta di medioevo produttivo, a cavallo del nuovo millennio, nel 2007 è nata la nuova Fiat 500, e non si poteva perdere l’occasione di far tornare a godere il petrolhead italiano: l’amante dell’auto sportiva che ha visto la dipartita di Karl Abarth nel 1979, ha così potuto permettersi una piccola ma arrabbiata hot hatch dalle dimensioni cittadine italiane. Così accanto alle V12 di Maranello, ai tori di Sant’Agata, accanto alle ammiraglie del Tridente e le gloriose Lancia e Alfa Romeo, ancora una volta lo Scorpione è riuscito a portare prestazioni emozionanti alla portata di (quasi) tutti.