Piccola auto molto spesso non vuol dire poca sostanza, anzi. Certo, la Skoda Kamiq non è esattamente una city-car, ma nel panorama dei SUV cittadini sembra avere il miglior rapporto dimensioni-praticità. Scopriamola insieme in questo test drive della G-TEC a metano.
Gli esterni
Il look della Kamiq le dona una personalità allo stesso tempo accattivante e familiare: anteriormente i fari Full LED sono sdoppiati, con i 4 elementi Crystal diurni e gli indicatori dinamici sopra e gli abbaglianti ed anabbaglianti in basso. La calandra a listelli verticali neri è incorniciata nel cromato, mentre la parte bassa del paraurti sfoggia un satinato grigio a contrasto con la vernice Nero Tulipano, optional da €660. Il cofano presenta una nervatura centrale molto pronunciata, mentre dalla fanaleria parte una modanatura laterale che raggiunge la vista posteriore. Qui il tetto appare leggermente spiovente, terminando con uno sbalzo ed incontrando il triplo finestrino all’altezza del montante C. Anche i fari posteriori, LED con firma luminosa ad L rovesciata, presentano gli indicatori dinamici, mentre in basso si incontra il paraurti bicolore nero e grigio. I cerchi a 5 razze doppie con design Braga sono gommati 205/55, un buon compromesso tra la giusta estetica ed il comfort di marcia. Infine le dimensioni, tipiche da crossover compatto: 4,24 m di lunghezza, 1,79 m di larghezza ed 1,53 di altezza, con un baule regolare ma dal volume di carico inferiore rispetto alla media, data la presenza delle bombole di metano: 278 litri che crescono fino a 1.273 abbattendo il divanetto posteriore in configurazione 40/60.
Gli interni
L’abitacolo della Kamiq porta una bella varietà di materiali, dalle plastiche morbide nella parte alta della plancia fino alla superficie satinata beige con inserti cromati, e le plastiche rigide nella parte inferiore. Interessante il tessuto dei sedili avvolgenti con l’effetto felpato sui fianchetti, permettono di stare seduto e contenuto anche a chi è più corpulento. La posizione di guida, regolabile qui manualmente, è molto versatile sia in profondità che in altezza, esattamente come la scelta del volante: in più si ha a disposizione una leva per il supporto lombare. Forse l’unico neo per cui serve posizionarsi correttamente con il sedile è il poggiabraccio molto in basso sul pannello porta. In generale lo spazio è tanto, ottimo anche per le gambe di chi come chi scrive, alto circa 1,85 metri, urta sempre con le ginocchia alla parete del tunnel centrale. La visibilità anteriore è eccellente grazie sia ai montanti strettissimi che alle dimensioni compatte a cui ci si abitua davvero nei primi 10 minuti di guida, peccato dietro: complice lo specchietto stretto ed il lunotto quasi inesistente abbiamo fatto largo utilizzo, un po’ come su tutti i SUV cittadini sul mercato, di retrocamera e sensori. A proposito di dietro, è stato fatto un lavoro certosino per dare praticità e comfort di marcia a chi viaggia qui, seppure a scapito della capacità di carico del baule.
La tecnologia
La tecnologia della Kamiq è sicuramente al passo coi tempi, con una ricca dotazione di comfort e sicurezza. Se il mercato infatti cerca di accontentare una clientela sempre più esigente, proprio su questo modello sembra essere stato raggiunto l’incontro tra comodità quotidiane e voglia di…fuga. Il mondo dell’automobile ha “rubato” termini come Touareg e Sherpa, e proprio Kamiq vuol dire “qualcosa che si adatti perfettamente ad ogni situazione”, come se l’auto fosse una seconda pelle, seguendo la definizione degli Inuit nel Circolo Polare Artico. Ma non è tutto: l’intrattenimento di bordo può essere scelto in configurazione Bolero, come il compositore, avendo solo la radio, o Amundsen, come l’esploratore, integrando anche il navigatore nello schermo da 9,2”. L’infotainment stesso è molto fluido nell’utilizzo e si aggiorna Over The Air, ha una e-Sim per rendere l’auto connessa e viene accompagnato da 2 prese USB-C in basso. Il clima è poco fisico, con molti controlli virtuali, peccato anche il volume dei media senza un rotore specifico al centro. Inoltre le superfici in nero lucido, esteticamente elegantissime, tendono ovviamente a sporcarsi subito quindi munitevi di panno. La dotazione di sicurezza invece comprende sistemi già visti come l’hill hold e gli airbag laterali anteriori e a tendina, ma anche il mantenimento di corsia, il riconoscimento dei pedoni, la frenata d’emergenza, il rilevamento della stanchezza di chi guida, il cruise control adattivo ed il monitoraggio di pressione pneumatici. La retrocamera dalla buona risoluzione è infine accompagnata dai sensori a 360°.
Parliamo di numeri
La gamma di Kamiq permette di scegliere tra propulsori benzina, diesel ma anche il metano del nostro test. I benzina sono 1.0 3 cilindri da 95 o 115 CV, oppure 1.5 4 cilindri da 150 CV. Il gasolio monta invece un 1.6 da 116 CV. Il benzina più piccolo, depotenziato a 90 CV, equipaggia la G-TEC a metano, guidabile anche da neopatentati con 160 NM di coppia ed una velocità di punta di 180 km orari. Un capitolo fondamentale per le auto a metano è ovviamente quello dei consumi: la Kamiq è monovalente, con un piccolo serbatoio di benzina da 9 litri che consigliamo di tenere sempre pieno per le emergenze. La capacità delle bombole di metano è invece di 13,8 kg, ed abbiamo registrato dei consumi abbastanza parsimoniosi per un’autonomia piuttosto vicina al dichiarato di 400 km: in città in quinta marcia a 50 km/h e 1500 giri il dato è di 3,5 kg su 100 km, che scendono a 3 kg andando a 90 km orari a 2200 giri in sesta marcia, e risalgono rispettivamente a 4 e 5 kg su 100 km in percorrenze di 110 e 130 km orari a 2800 e 3100 giri al minuto. Se dico 3 cilindri dico vibrazioni. Ma anche no. Un motore davvero morbidissimo, completamente muto in fase di accensione, spegnimento e attivazione dello Start&Stop, e silenziosissimo anche al minimo. Un propulsore dotato della giusta quantità di coppia per il mestiere che deve fare: siamo chiari e sinceri in base all’autonomia, una vita spesa quasi tutta in città, al massimo in tangenziale per andare a lavoro. Una coppia che entra sui 2000 giri e che riesce a regalare dei sorpassi pronti. Un cambio manuale 6 marce che abbiamo adorato, morbido da utilizzare ma con innesti vicinissimi tra loro, è stato un piacere nonostante sapessimo che sulle altre motorizzazioni c’è l’invincibile automatico DSG. Lo sterzo è tarato anch’esso per la comodità di guida, morbido ma allo stesso tempo solido e preciso, con il volante si fa manovra in un fazzoletto pur sapendo di averlo ben saldo nelle curve più veloci in statale, grazie alle dimensioni generose con due razze e i rotori cromati: una vera bellezza. In generale sembra un’auto tutta votata al comfort: le sospensioni assorbono decisamente bene le radici dei pini baresi che fanno inevitabilmente capolino negli anni, con il rovescio della medaglia di un po’ di rollio in curva. La Kamiq mantiene però sempre una decisa tenuta di strada, abbiamo dovuto seriamente impegnarci per raggiungere il minimo di sottosterzo registrato; e anche la pedaliera di frizione e freno regala buon feeling e regolarità di utilizzo. In conclusione, la Kamiq appare un’auto dall’enorme value for money, per coniare gli inglesi: è capace di reggere, e talvolta superare, il confronto con le cugine europee dello stesso gruppo con cui peraltro condivide la piattaforma. I prezzi partono da €21.540, salendo fino alla variante Style che consigliamo fortemente in combinato con la motorizzazione metano a partire da €25.790, per raggiungere i €27.340 della specifica configurazione della nostra prova.