Dopo anni sul mercato, dopo averne viste allo sfinimento per le strade e durante i track day, abbiamo finalmente messo alla prova la “piccola” di casa Abarth, la 595 Competizione, in una location davvero speciale.
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La curiosità di provare un’auto del genere era tanta, troppa. Avevo davanti a me un ampio ventaglio di possibilità, auto più nuove di questa. Auto più performanti. Eppure l’emozione che avevo, prima di salire a bordo, era maggiore.
Mi sono trovato davanti, come tante volte, ad un simbolo, più che un’auto. Un ovetto molto arrabbiato – e molto verde, in questo caso – che omaggia la 500 toccata dalle sapienti mani di Karl Abarth, oltre 60 anni fa. Oltre a questo, però, volevo capire cosa c’è sotto, il segreto dietro il successo dell’Abarth 500. Sì perché per strada se ne vedono tante, quasi a sminuire l’unicità di una vettura così.
Senza indugiare troppo sul suo aspetto a dir poco eccentrico, largo, piantato a terra, con cerchi neri e spoiler prominenti e una vernice Verde Adrenalina, sono salito a bordo. Volante e rifiniture in carbonio e Alcantara a parte, a colpirmi è stata la durezza dei sedili a guscio Sabelt, qualcosa di insolito e quasi inaspettato su un’auto che deriva pur sempre dall’elegante city car di Fiat. I primi chilometri sono stati un assaggio, una marcia tranquilla in modalità Normal per capire di che pasta è fatto lo scorpioncino verde. Per saggiarne la durezza dell’assetto e l’innesto delle marce. Niente male davvero. Poi però l’interesse ha lasciato spazio, ancora una volta, all’eccitazione, ed ecco la mano che si solleva dal pomello del cambio rialzato e l’indice preme un pulsante speciale: Sport. Questa è una novità per la 595, che oltre a cambiare risposta del volante e del motore, canta anche meglio. I quattro terminali cromati fanno ringhiare il 1.4 Turbo benzina da 180 CV attraverso lo scarico Record Monza, che qui ho provato in declinazione Attivo, con valvole che si aprono e chiudono, appunto, col pulsante Sport. L’auto ha subito mostrato tutto il coinvolgimento che poteva offrire, con il motore che si fa più rumoroso dopo i 2.500 giri/min e uno sterzo più duro, settato per la guida sportiva. L’assetto e i sedili si sono dimostrati eccezionali in curva, tenendo l’auto sempre piantata a terra e me piantato all’auto. E il cambio. Sulle enciclopedie, sotto la voce “divertimento”, dovrebbero inserire una foto di questo cambio. La mia esperienza ha avuto luogo tra le meravigliose strade soleggiate di Alberobello e Locorotondo, con i trulli pugliesi che svettavano ogni tanto a bordo strada tra gli alberi del nostro percorso. E in questo sali-scendi in campagna seconda, terza e quarta non sono mai state più emozionanti e precise. Perché il bello di questa Abarth è proprio questo: su una supercar probabilmente avrei osato la metà, temendo un incontro ravvicinato con un ulivo secolare. La 595 invece, sebbene i 250 Nm di coppia siano anche troppi sulle ruote anteriori, va che è un piacere. La si può stressare senza troppi timori, andando a fondo con il pedale destro e facendo eco tra la roccia viva pugliese, tradendo le apparenze di una linea e un baricentro alti. La velocità massima dichiarata di 225 KM/H non sembra un’impresa troppo ardua, ma le soddisfazioni più grandi arrivano tra le curve, come anticipato, giocando tra seconda e terza.
Il lettore mi perdonerà per l’eccessivo entusiasmo di questa semi-recensione, ma dopo questo tour tra i trulli, dopo averla trattata quasi male e aver avuto in cambio attimi emozionanti, elettrizzanti, ho finalmente capito cosa ci trovano tutti gli appassionati e i possessori di questo piccolo pezzo di storia italiana.